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Sanità e Ambiente

L’ospedale è una struttura complessa, in cui vengono svolte attività di genere molto diverso, che spaziano dalle applicazioni tecnologiche ad attività educative, da attività amministrative ad altre che si orientano in campi che richiedono una gestione integrata sempre più articolata.

Qual è allora l’impatto che una struttura sanitaria ha sull’ambiente? È possibile effettuare scelte che, a parità di efficacia ed efficienza, portino un ridotto impatto ambientale?

La struttura ospedaliera già nel suo utilizzo primario delle risorse naturali ed energetiche svolge un ruolo importante nel contesto ambientale in cui opera, inoltre, anche prima di considerare “ciò che produce”, cioè che immette nell’ambiente, ha approvvigionati materiali potenzialmente pericolosi, che in caso di dispersione accidentale possono provocare un potenziale inquinamento.

Nella sua attività, poi, l’ospedale immette anche emissioni in atmosfera, con conseguente eventuale inquinamento dell’aria, mentre i reflui, gli scarichi idrici sono potenziali inquinanti delle acque, e percolamenti o dilavamento nell’area di stoccaggio rifiuti possono portare a una contaminazione del suolo.

Problema primario, quello dei rifiuti, perché quelli solidi (sanitari pericolosi e assimilati agli urbani, e quelli che richiedono una raccolta differenziata), oltre a portare a significativo aumento di volume delle discariche possono diffondere odori molesti, emettere in atmosfera fumi conseguenti alla termodistruzione presso impianti di smaltimento. I rifiuti liquidi (reflui di radiologia, di laboratorio) possono portare a una potenziale contaminazione del suolo così come a potenziali contaminazioni, possono portare i rifiuti radioattivi

LA POLITICA AMBIENTALE

Questo microcosmo che è la struttura sanitaria ha quindi un impatto ambientale non trascurabile: e se la sensibilità in tema di politica ambientale ha coinvolto da tempo i paesi più responsabili, in Italia, a differenza di altri paesi europei, per la forte pressione istituzionale per il contenimento del budget sanitario, molti operatori hanno preferito posporre l’innovazione ambientale, non comprendendone appieno le implicazioni economiche.

Così l’impegno nei confronti della politica ambientale è stato piuttosto scarso, o meglio è venuto sempre dopo altri investimenti considerati prioritari, non valutando il fatto di come una corretta politica ambientale potesse essere significativa in termini di economia, sia di risorse, sia gestionale.

Nel corso degli anni, però, in generale la sensibilità ambientale è cresciuta, e nei vari stati europei sono maturate diverse esperienze. L’Unione Europea aveva approvato nel 1993 il primo Regolamento Emas (Environmental Management and Auditing System), con l’obiettivo di promuovere l’adozione di principi di protezione ambientale all’interno dei sistemi di gestione aziendale dell’industria europea, che prevede che le aziende rendano palese, con una dichiarazione pubblica, la natura e l’estensione dell’impatto che la propria attività esercita sull’ambiente, e che le organizzazioni dei lavoratori all’interno dell’azienda siano coinvolte.

La norma Emas nasce come Regolamento (e non come Direttiva di Armonizzazione), quindi è diventata operativa senza dovere aspettare il recepimento della legislazione nazionale, e dopo un periodo transitorio di 5 anni, è divenuta applicabile nei servizi pubblici, e dunque anche nella sanità.

È stato negli anni intorno al 1995 che in Europa sono iniziati i primi esperimenti di applicazione dell’Emas negli ospedali: in Germania, per esempio, è stata costituita un’associazione delle istituzioni sanitarie che avevano deciso di adottare lo schema, con lo scopo fornire assistenza e coordinamento, mentre in Austria le strutture sanitarie della Stiria avevano assunto un ruolo pilota.

In Olanda l’ospedale Universitario di Utrecht sperimentò Emas ma si certificò poi con uno schema alternativo (Efqm), mentre poi nel 2001 si certificò con il secondo regolamento Emas.

Diversa la situazione in Italia dove, malgrado buona esperienza di schemi di tipo generale (come per norme tipo Iso 9000), Emas (o anche Iso 14001) non sono ancora state considerate uno strumento di gestione.

L’IMPORTANZA DELL’ESPERIENZA

Nel corso degli anni il percorso effettuato dalle varie strutture sanitarie nei diversi paesi ha portato a una somma di conoscenze tecniche e gestionali, un patrimonio che diventava importante condividere, per procedere a una sempre maggiore integrazione e a una migliore gestione delle politiche ambientali.

Occasione significativa di incontro e di conoscenza è stata la partecipazione a Cleanmed Europe di oltre 300 operatori appartenenti a strutture ospedaliere, a società e organizzazioni diverse provenienti da 28 paesi, in prevalenza dall’Europa occidentale ma anche dagli USA, Cina, Hong Kong, oltre a molti paesi dell’Europa dell’Est, in rappresentanza di molte istituzioni, (come I’International Council of Nurses, la World Health Organisation, il network Health Promoting Hiospitals, la European Environmental Agency e l’Unido), che si sono riuniti nell’ottobre dell’anno scorso aVienna per fare il punto delle politiche ambientali, in differenti settori, quasi dieci anni dopo dall’approvazione del primo regolamento Emas (1836/93), che ha introdotto il tema dell’integrazione di elementi di tutela ambientale all’interno dei sistemi di qualità.

Si è trattato della prima conferenza indipendente in Europa per definire le politiche di rispetto ambientale e per diffondere le esperienze già acquisite; Cleanmed 2004 ha puntato l’attenzione sui principali temi sviluppati negli ultimi anni dalla ricerca applicata negli ospedali europei, integrando elementi di conoscenza e aree di innovazione già avviate negli USA (come i consorzi d’acquisto per gli ospedali; green building: architettura ambientalmente qualificata eccetera) utilizzando i risultati dei precedenti convegni Cleanmed United States.

L’esperienza dimostra come oggi sia più semplice valutare l’impatto organizzativo ed economico dell’introduzione di misure di protezione ambientale, vi sono i primi elementi di giudizio, che forniscono interessanti indicazioni sul modo di procedere in questo campo.

I settori in cui l’Europa ha dato il suo principale contributo interessano la riduzione dei rifiuti (waste minimization), l’integrazione delle politiche di tutela ambientale: nei sistemi di gestione aziendale (indicato come obiettivo del Regolamento Emas), la conservazione delle risorse naturali, in particolare acqua ed energia, e le politiche di acquisto.

LA TEORIA CALATA NELLA PRATICA

Tra le esperienze austriache è significativa la campagna interna organizzata dal Gottfried von Pryer Children Hospital per sensibilizzare e formare i dipendenti: un team apposito ha redatto un manuale organizzativo che definisce le responsabilità funzionali in materia ambientale. I progetti di miglioramenti riguardavano:

  • le procedure di gestione della biancheria e lavanderia interna;
  • la diminuzione dei materiali monouso;
  • l’addestramento del personale per una corretta separazione dei rifiuti;
  • la diminuzione dei rifiuti e della raccolta differenziata per i rifiuti organici;
  • la diminuzione di rifiuti tossici;
  • la razionalizzazione dell’uso dei detergenti per le pulizie;
  • la messa al bando di alcuni agenti a elevata tossicità;
  • l’attuazione di una campagna educativa “Economia nelle scuole”;
  • l’installazione di dispositivi per limitare l’utilizzo di acqua e illuminazione, e di contatori locali per monitorare i consumi per aree di utenza.

Il progetto è divenuto poi procedura aziendale. In questo caso è stato importante sottolineare il peso del supporto da parte dell’alta direzione (approccio top down). II costo di preparazione, istruttoria, consulenza esterna e formazione è stato ammortizzato in un anno e mezzo di gestione, realizzando risparmi per circa 60 mila euro all’anno.

Altri casi hanno segnalato come significativa la diminuzione dei rifiuti (- 30%), con un risparmio di circa il 25% sul totale dei costi di smaltimento, ottenuto con interventi che hanno portato a ridurre le quote di rifiuti avviate alla smaltimento (40%), con conseguente riduzione dei costi e dell’impatto ambientale.

Anche se limitata, per estensione e per durata, l’esperienza italiana mostra tuttavia dei dati significativi.

Nel 1996 un Ospedale di Bologna aderisce a un progetto europeo con altri 4 ospedali in rappresentanza di Austria, Germania, Olanda e Belgio, sotto il coordinamento dell’Istituto di Medicina Ambientale dell’Università di Friburgo. Il progetto italiano mostra come l’introduzione di un sistema ambientale sia in grado di produrre risparmi di costo che incidono sul conto economico complessivo dall’ 1,5 al 2,5%.

Il punto critico dell’impatto ambientale dell’ospedale è la quantità dei rifiuti che si formano nei servizi collaterali all’attività clinica (manutenzione edilizia, cucine, farmacia eccetera), che potrebbero essere diminuiti seguendo diverse politiche d’acquisto e un corretto iter riciclo-recupero.

Nel primo anno di progetto organizza sei giornate di informazione ambientale: la risposta del personale va al di là delle previsioni e sorprende lo stesso gruppo di progetto, che nella relazione finale argomenta come lo schema Emas risulti applicabile anche con meccanismi volontaristici (bottom up).

L’esperienza italiana mostra un altro carattere significativo, perché si è visto che il sistema ambientale sviluppato sperimentalmente, se non avviene un costante follow up operativo e senza sanzioni della direzione, viene abbandonato nel giro di pochi mesi dal termine del progetto.

In un altro caso è risultata significativa anche la valutazione del problema del monouso e della riutilizzazione dei presidi medico-chirurgici, scelte che influenzano fortemente il volume dei rifiuti infetti.

La considerazione finale che emerge dalle varie esperienze portate a Cleanmead 2004 è che attuare procedure compatibili con l’ambiente (utilizzando risorse già presenti negli ospedali) si traduce in un significativo risparmio dei costi di gestione: quindi è l’approccio “sistemico”, che integra fattori clinici, gestionali e ambientali, a risultare vincente.

La strada è tracciata, il prossimo appuntamento sarà per il 19 e il 20 aprile negli Usa, a Seattle, dove si svolgerà Cleanmed 2006.

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