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Il Sistema HACCP Per La Lotta Contro Le Zanzare

L’emergenza zanzare appare in tutta la sua ronzante, pungente e fastidiosa portata. Sulla stampa compaiono i “soliti” articoli di generica informazione. Non mancano quelli che sottolineano l’inadeguatezza degli interventi e quelli, altrettanto scontati, di smentita.

È inutile nascondercelo: nella lotta contro le zanzare sono loro le vincitrici; nonostante prodotti sempre più efficaci, tecniche di monitoraggio sempre più sofisticate, controlli (nel senso di controllare e non di tenere sotto controllo il problema) sempre più circostanziati, mi riferisco ai GPS et similia.

Certamente ne abbiamo fatta di strada da quando la mattina si sentiva aleggiare per le strade l’odore inconfondibile di insetticida. Anzi, più puzzava e più si pensava che fosse efficace. Ora l’approccio terapeutico è, fortunatamente, più attento alla sicurezza. Resta però il fatto che tutti vorremmo dei risultati più incoraggianti.

UNA QUESTIONE DI METODO

Sulla lotta adulticida non mi sento di esprimere un giudizio, ma la ritengo un mezzo che debba essere preso in considerazione.

Le problematiche entomologiche sono un aspetto del problema, che non deve essere trascurato, ma il vero punto di eccellenza è prima d tutto una visione d’insieme ove ogni parte deve integrarsi funzionalmente con le altre, ma se vogliamo cercare il punto d’appoggio esso è l’organizzazione. Sul terzo punto, per quanto abbia vissuto quanto sia coinvolgente seguire un test di efficacia in prima persona, ho anche imparato a fidarmi di quanto la letteratura riferisce: è pur sempre la sintesi di test effettuati da altri ricercatori e quindi degna di essere tenuta nel dovuto conto.

Mi ha colpito un incontro in cui si parlava della “non” efficacia di un formulato a base di un famoso piretroide fotostabile, quando invece era la tecnica distributiva che doveva essere oggetto di critica, usando il termine nel suo reale significato.

L’ORGANIZZAZIONE INNANZITUTTO

Anche la “scienza” se la deve vedere con le nostre emozioni e con una sorta di “illusionismo tecnico” che deve essere tenuto sotto controllo dal buon senso e da criteri di valutazione razionali.

Un criterio logico e collaudato è quello noto come “sistema HACCP“. E’ noto a tutti, non mi dilungo in enunciazioni, mi limito ad applicarlo ai due sistemi di lotta: quello larvicida e quello adulticida.

Nel primo caso il punto critico è la capacità di organizzare gli interventi in modo da interessare il maggior numero possibile di focolai larvali. Vi assicuro che in una città pugliese ne ho stimati 500.000! Per farlo ho impiegato giorni con l’aiuto di persone che conoscevano bene la città e con due esperti della toponomastica cittadina.

Per inciso calcolando 30 secondi per focolaio sarebbero necessarie poco meno di 700 ore di lavoro. Tutto o quasi è possibile, basta però aver chiaro il problema per cercarne la soluzione.

Per la lotta adulticida il punto critico è la sicurezza e ciò spaventa. È una terapia la cui prescrizione non è tranquilla. Bisogna valutare il costo, beneficio, rischio. Bisogna chiarirsi che dire lotta adulticida non è sufficiente, bisogna stabilire per lo meno: come, dove, quando. Non è la sede, ma sul “come” bisogna decidere il volume di erogazione (pensiamo ai problemi delle derive se si decidesse di usare gli ultra basso volume JLV), al tipo di formulato e ai principi attivi con il rapporto efficacia/rischio. Sul “dove” potremmo trovarci tutti quasi d’accordo, ma sul “quando”, soprattutto per gli orari di applicazione, sorgerebbero, a ragione, molte difficoltà. Resto però dell’opinione che un programma di lotta deve basarsi sull’integrazione degli interventi di prevenzione, lotta larvicida supportata (là dove serve, per il periodo che serve) dalla lotta adulticida.

L’universo città è una realtà veramente estesa; per intervenire in maniera realisticamente efficace bisogna conoscerla bene e disporre di strumenti per valutarne bene gli aspetti organizzativi. Non dimentichiamoci che rappresentano poco meno del 90% dei costi e quindi dovrebbero richiedere il 90% dell’impegno progettuale.

Vorrei concludere con un esempio: se entrando in un concessionario di automobili continuassi a fare domande sui colori della carrozzeria e il loro abbinamento con i tessuti degli interni il venditore probabilmente non si dilungherebbe su altre caratteristiche; orbene, gli aspetti realmente importanti per uno che dell’auto ne ha bisogno per lavoro sono i costi di esercizio e la sicurezza.

Parimenti, un capitolato d’appalto deve consentire costi di esercizio coerenti con il contratto di lavoro in modo da ottimizzarli e quindi permettere interventi quanto più possibili mirati ed economici, che non significa affatto al prezzo più basso, ma nemmeno quello più atto: il tutto deve soddisfare il “principio della coerenza”.

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