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LE FORMICHE: INSETTI SOCIALI

 

Le formiche, nome con cui si designano solitamente gli insetti della la famiglia Formícidae appartengono al vasto ordine degli imenotteri, caratterizzati dalla presenza di dua paia di ali membranose (nel nostro caso solo le forme sessuate sono alate) e spesso dalla presenza di un aculeo o di una terebra (strutturata per l’ovoposizione) all’estremità dell’addome. Si distinguono con facilità poiché hanno il corpo nettamente diviso in tre parti: una testa, fornita di antenne genicolate (piegate a gomito) e mandibole taglienti, una zona centrale toracica su cui sono fissate le zampe ed una terminale comprendente l’addome vero e proprio, detto gastro, e i segmenti peziolari che congiungono il torace.

Le formiche sono insetti sociali che vivono in nidi chiamati formicai. Tali nidi, possono essere ipogei (sotterranei) o epigei (sopra il suolo), in cumuli di foglie (per esempio i grossi nidi fatti con aghi di pino di Formica rufa), in cavità di alberi e nei tronchi (come alcuni Camponotus), o costruiti unendo i lembi delle foglie sulle piante.

Vi sono circa 11.000 specie in tutto il mondo ed una diversificazione di comportamenti assai ampia. È recente la notizia che le prime formiche sono comparse circa 150 milioni di anni fa, ovvero almeno 40 milioni di anni prima di quanto si fosse finora creduto, ma hanno cominciato a proliferare e soprattutto a diversificarsi solo 100 milioni di anni fa ovvero alla comparsa delle piante da fiore (angiosperme); si ipotizza che la nuova composizione vegetale, abbia fornito, attraverso la formazione di lettiera a base di fogliame, una miriade di nuovi habitat idonei alla moltiplicazione di formiche ed altri insetti che a loro volta contribuivano quali fonte di cibo per le formiche.

I formicai sotterranei hanno varie uscite e sono costituiti da numerosi cunicoli che conducono a camere di varia foggia e dimensione che vengono impiegate per scopi precisi quali la deposizione delle uova da parte della regina, l’alimentazione delle larve, la cura delle pupe, l’allevamento dei futuri reali, l’approvvigionamento del cibo, la coltivazione di miceti a scopo alimentare ecc.

Le camere in cui vengono accumulati i semi vengono rivestite con un secreto impermeabilizzante prodotto dalle formiche per impedire che pernetri l’umidità e li faccia germinare.

Le società delle formiche sono caratterizzate dalla divisione in caste, fondamentalmente si distinguono in una fertile (i reali) e in una sterile (operiaie e soldati):

 

  • I reali, ovvero femmine e maschi fertili, provvisti di ali alla nascita che hanno il compito di fondare nuove colonie in seguito a sciamature periodiche. Solo pochi riescono, mentre la maggior parte è destinata a soccombere alle avversità ambientali e ai predatori.
  • Le operaie, sono femmine sterili e hanno compiti diversificati, costruzione, riparazione e pulizia del nido, approvvigionamento di cibo, allevamento e cura della prole (in genere sorelle, ma nelle formiche schiaviste possono essere anche future “schiave”), difesa. In alcune specie vi sono operaie di dimensioni differenti, talvolta tra le major (operaie di taglia maggiore) e le minor (operaie di taglia minore) la differenza è così grande da farle sembrare appartenenti a specie differenti. Tra le due dimensioni estreme vi possono essere anche operaie con taglie intermedie. I soldati, sono presenti solo in alcune specie, in Italia li possiamo osservare nelle Pheidole pallidula (note anche col nome di formiche dei soldati) e nelle Colobopsis (=Camponotus) truncotus. I soldati veri e propri si differenziano dalle operaie poiché hanno una taglia maggiore a crescita allometrica ovvero le varie parti del corpo hanno subito una crescita differente, spesso la testa e le mandibole sono molto grandi. Inoltre, quando ci sono i soldati non sono presenti altre forme con taglie intermedie.

    LE FORMICHE NEL MONDO

    Il numero mondiale di specie di formiche finora conosciute è di 11.880, una cifra ragguardevole, benché sia ben poca cosa rispetto alla quantità totale di formiche esistenti che secondo una stima eseguita da un noto mirmecologo sarebbe all’incirca di 10 milioni di miliardi, il cui peso complessivo potrebbe essere equiparato a quello di tutta la popolazione umana.

    Nelle zone tropicali la quantità e la molteplicità di specie di formiche è molto maggiore rispetto ad altre parti del mondo con clima temperato o freddo. In un solo albero in una località del Perù sono state reperite ben 45 specie diverse di formiche.

    È possibile vedere una panoramica delle formiche presenti in tutto il mondo nel web, nel sito www.antweb.org, una sorta di collezione mirmecologica ricchissima di immagini associata ad una prima parziale mappatura (prevalentemente dettagliata in America e nel Madagascar) in collaborazione con l’ormai noto Google Earth (mappatura fotografica della terra zoommabile ad ingrandimenti elevati, tali da poter vedere i tetti delle nostre case).

    Ai non esperti, le formiche appariranno molto simili tra loro, se non addirittura “tutte uguali”, ma a parte l’aspetto, abbiamo un’etologia assai varia. Se ci basiamo sull’alimentazione possiamo suddividerle in:

    • Specie predatrici: aggressive ed invasive, tra queste riCordiamo la formica argentina (Linepitema umile) e la Paratrechina longicornis
    • Specie coltivatrici: le formiche tagliafoglie del genere Atta (chiamate anche “formìche parasole” per via dei frammenti vegetali sorretti verso l’alto, come una sorta di ombrello) tagliano e trasportano costantemente parti di foglie che vengono poste in ampie camere sotterranee. Le foglie non costituiscono il loro cibo di riserva, ma servono da lettiera per lo sviluppo di un particolare micelio fungino che viene poi utilizzato come base alimentare.
    • Specie allevatrici: possono allevare afidi e cocciniglie all’aperto, sulla parte epigea delle piante, difendendoli da altri predatori e trasportandoli nei nuovi getti, oppure entro i nidi in camere speciali costruite attorno agli organi ipogei di piante infestate da afidi radicicoli. Da questi insetti le formiche prelevano un liquido zuccherino emesso come materiale metabolico di scarto.
    • Specie raccoglitrici: le formiche mietitrici (p. es. Monomonum pharoonis, detta formica faraone) sono solite raccogliere semi per tutta la stagione calda, accumulandoli nel nido per l’inverno.
    • Specie schiaviste: alcune specie hanno mandibole talmente grosse che non riescono a nutrirsi da sole e necessitano di schiave con mandibole normali che le nutrano.

    LE FORMICHE ITALIANE

    In Italia la famiglia dei Formicidi comprende 5 sottofamiglie, 60 generi e 226 specie. Ecco in breve le caratteristiche principali di queste sottofamiglie.

    • Dolichoderinae. Questa sottofamiglia comprende circa 1000 specie in tutto il mondo. Le dolicoderine nidificano solitamente nel terreno, sotto le pietre o legname in decomposizione, nei nidi delle termiti ecc. Sono formiche cacciatrici di altri artropodi o necrofaghe, ma ci sono anche specie che allevano afidi. Alcune specie del genere Bothriomyrmex sono schiaviste, ovvero le regine penetrano nel nido di altre specie uccidendone la sovrana e prendendone il posto.
    • Formicinae. Si contano circa 3700 specie nel mondo le cui dimensioni sono variabili da molto piccole a molto grandi. Sono soprattutto predatrici e necrofaghe, benché alcune allevino anche afidi. Di solito costruiscono il formicaio nel terreno, sotto le rocce, spesso di grandi dimensioni (Formica spp.) con colonie che possono anche comprendere migliaia di operaie. Sono aggressive e si difendono quando vengono molestate. La biologia è molto diversificata anche per quanto concerne le specie dello stesso genere, per la presenza in taluni casi di specie parassite e schiaviste (p. es. Formica spp. e Lasius spp.) Myrmicinae. È la sottofamiglia più grande dal momento che conta circa 6700 specie e include comportamenti, habitat e biologie diversificate.
    • Ponerinae. Questa sottofamiglia, rappresentata in ogni parte del nostro pianeta, include 2000 specie di formiche tra le più primitive, sia anatomicamente che socialmente: per esempio alcune regine escono dal nido per procurare il cibo alla propria prole. Hanno dimensioni variabili da piccolissime a molto grandi. Solitamente sono predatori di altri artropodi ed alcune specie si sono perfezionate nella caccia di prede particolari. Per esempio alcune specie di Amblypone si nutrono solo di centopiedi mentre le Proceratium razziano le uova di aracnidi.
    • Leptanillinae. È una piccola sottofamiglia di sole 46 specie. Conducono vita ipogea e sono in genere di piccole dimensioni, non superando i 2,5 mm di lunghezza.

    HABITAT

    Le formiche hanno colonizzato tutti i possibili habitat e micro-habitat esistenti: spiagge, luoghi aridi e rocciosi, boschi, giardini, alberi ed anche gli edifici, i marciapiedi, i cortili, i tombini ed ogni altro spazio urbano. Ecco, in linea generale, dove possiamo trovare alcune delle specie presenti nel nostro paese.

  • Formiche degli alberi. Camponotus ligniperda, C. erculeanus e C. vagus costruiscono i loro formicai all’interno di alberi cavi o nel tronco di piante in cattive condizioni. Crematogaster scutellaris,più nota col nome di formica “rizzaculó ” per la posizione che assume l’addome quando si sente in pericolo, costruisce generalmente il nido su parti morte di alberi, ma anche nelle travi e negli infissi di legno delle abitazioni. Il formicaio ha la consistenza del cartone (pertale motivo sono anche conosciute come formiche cartonaie) e viene forgiato utilizzando un secreto prodotto da specifiche ghiandole encefaliche. Dendrolasius fuliginosus, formica dal caratteristico odore, nidifica solo nel legno marcio di alberi morti. Liometopum microcephalum è la formica delle querce poichè nidifica su queste piante difendendole dai loro parassiti. Il formicaio viene edificato nelle gallerie scavate dagli insetti xilofagi. Anch’essa emette uno sgradevole odore per il quale è anche detta “formìca puzzola”.
  • Formiche degli edifici. Linepithema humile (ex Iridomirmex) è la formica argentina, è una specie predatrice e molto invasiva che tende a scacciare le altre specie dagli habitat conquistati. Pheidole pallídula è una formica d’origine tropicale ormai diffusa in tutta Europa e in Italia. Costruisce i nidi per lo più nelle sconnessure dei marciapiedi e degli edifici dove spesso penetra alla ricerca di cibo. Tetramorium caespitum anch’essa molto comune nei marciapiedi e nelle case, indesiderate dei nostri appartamenti. Lasius niger generalmente nidifica all’aperto ma può penetrare nelle case alla ricerca di cibo.
  • Formiche dei boschi. A parte le formiche degli alberi, che si possono includere anche in questo gruppo, possiamo affermare che la Formica rufa (detta anche formica rossa dei boschi) ne è un degno rappresentante dal momento che è una specie protetta ed è stata introdotta in alcuni contesti per combattere la processionaria del pino. Infatti, si stima che una sola società medio-grande, composta da 500.000-800.000 operaie esercita la sua attività predatona contro gli insetti nocivi su una superficie boschiva di 2-4 ettari.

    DANNI

    L’invasività delle formiche negli edifici ha come origine principale problemi di tipo igienico. Ci sembra interessante riportare in questa sede i casi sanitari determinati da due specie di formiche presenti anche sul nostro territorio. Nel 2002 gli annali italiani di dermatologia e allergologia hanno riportato che un’insolita infestazione domestica di Solenopsis fugax ha provocato una forma di orticaria di tipo papulare sugli arti e sul corpo di tre giovani donne.

    Le formiche con attività notturna hanno aggredito le persone nel sonno, le quali hanno riferito di aver percepito dei pizzicotti ed una sensazione di bruciore. Probabilmente le formiche, provenienti dalla terra di una pianta da appartamento, hanno reagito a stimoli di difesa trattenendo la pelle con le loro forti mandibole per poter pungere con il proprio aculeo e iniettare un alcaloide irritante.

    Nel 1999 nel sud dell’Iran, in due località diverse si sono verificati vari casi di alopecia provocati da Pheidole pallidula. In tutti gli episodi (18 in totale) si è constatato che le formiche hanno tagliato capelli alla base, a distanza di pochi millimetri dalla cute, causando chiazze evidenti di alopecia, raramente accompagnate da eritema o segni di escoriazione.

    Antiche credenze e nuove tecniche di difesa coesistono tuttoggi forse perché, aiutate sicuramente da un po’ di fortuna, qualche usanza tramandata dai nostri nonni può aver funzionato. Ecco una panoramica dei rimedi più utilizzati contro le formiche: per bloccare l’ingresso nelle case un tempo si usava mettere dei rami di betulla sul tetto o di maggiociondolo sulla finestra, mentre lungo i percorsi delle operaie i consigli tramandati sono molteplici.

    I repellenti più utilizzati sono: succo o fettine di limone meglio ancora se ammuffito, pepe, olio, talco, rame (pezzi veri e propri di metallo il cui odore infastidirebbe le formiche) e per ucciderle qualcuno è ricorso persino all’aspartame, il dolcificante artificiale usato nell’alimentazione umana. Pare che all’origine sia stato studiato proprio per questo scopo, ma ha avuto poi indirizzi commerciali ben diversi.

    Certamente un buon ausilio lo possono fornire le esche, anche se non sempre sono gradite allo stesso modo da tutte le specie e talvolta, nel fai da te domestico, si può incorrere in un posizionamento non corretto. Le esche sono delle scatolette con dei fori per il passaggio delle operaie, al cui interno si trova un substrato alimentare (in genere zuccherino o proteico) miscelato ad un principio attivo insetticida.

    In relazione al tipo di principio attivo utilizzato, le formiche possono morire nei pressi dell’esca o riuscire a trasportarla nel formicaio, aumentandone l’efficacia, ed arrivando a colpire anche la regina; questo è possibile soprattutto con gli IGR (regolatori di crescita) che interferiscono sull’attività riproduttiva e sullo sviluppo della prole.

    In ogni caso la lotta alle formiche non è semplice ed in molti casi la cosa migliore da fare è quella di ricorrere all’esperienza di ditte specializzate. L’irrorazione di prodotti più o meno residuali, le modalità, i luoghi e le eventuali repliche di intervento dovranno essere valutate caso per caso, in relazione ai vincoli applicativi esistenti e, naturalmente, alla specie di formica che ha causato il disagio.

    L’attuazione di misure preventive e di mantenimento sono di grande aiuto. Tra queste citiamo la sigillatura di crepe, fessure ed altre cavità idonee all’insediamento e al transito delle formiche, la diminuzione dell’umidità e di fonti di acqua libera, gradite a diverse specie di formiche, l’eliminazione di possibili fonti di cibo, lo sfalcio e la cura della vegetazione attorno agli edifici e, per quanto concerne i luoghi a rischio, la creazione di un’area perimetrale cementata.

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