L’inconveniente più frequente degli impianti elettrici è il cortocircuito. II circuito viene percorso da una corrente elevata (la corrente di cortocircuito), si riscalda per effetto Joule e gli isolanti si fondono. Quando nelle vicinanze del cortocircuito ci sono dei materiali infiammabili si verifica l’incendio. Per evitare questo rischio i fusibili venivano un tempo utilizzati diffusamente.
Oggi si impiegano gli interruttori magnetotermici, riservando l’uso dei fusibili a casi particolari, per esempio all’interno degli apparecchi elettronici quali TV, HiFi, radio… Il fusibile è composto da materiale conduttore con basso punto di fusione: viene inserito nel circuito da proteggere e quando, causa un guasto o un sovraccarico, la temperatura sale, il fusibile fonde e interrompe il circuito.
Il fusibile classico è quello a filo, composto da un filo di piombo o di ottone montato sopra un supporto di ceramica. Un altro tipo di fusibile è quello a cartuccia, costituito da un filo metallico sottile racchiuso in un tubetto di vetro o di ceramica con due fondelli metallici alle estremità: va inserito in un portafusibile dove rimane bloccato. Per ciascun tipo di corrente e di circuito esiste un appropriato fusibile, pertanto non si deve sostituire una cartuccia con un’altra con caratteristiche diverse.
PER CAMBIARE UN FUSIBILE
- Si stacca l’interruttore principale e si individua il fusibile bruciato osservando se il filo interno al tubetto di vetro è interrotto oppure se la cartuccia è annerita.
- Alcune cartucce portafusibile hanno una piccola molla che fa uscire leggermente il fusibile bruciato che, in questo modo, può essere trovato senza difficoltà.
- Si estrae il fusibile bruciato dalla sua sede.
- Si rimpiazza il fusibile sostituendolo con uno uguale per forma e caratteristiche elettriche: stessa tensione e, soprattutto, identica portata.