Cos'è la Pulizia e Sanificazione Ambientale in Ospedale?
E’ nelle strutture come quelle della sanità, in edifici come ospedali, case di cura, cliniche e via discorrendo che il termine “sanificazione” trova la sua accezione più pregnante. Il termine, mutuato ed appropriatamente traslato dall’inglese “sanitation“; si applica in tutti quei contesti in cui le operazioni di pulizia assurgono ad una posizione di primaria importanza.
Si arriva cosi’ ad una definizione più completa: la sanificazione ambientale viene intesa come attività che riguarda il complesso di operazioni e procedimenti di ordine pratico e sanitario atto a rendere salubre un determinato ambiente mediante le attività di pulizia e detergenza e/o di successiva disinfezione. Pulizia, detergenza, eventuale disinfezione: queste sono le attività che stanno alla base della sanificazione, che ne rappresenta l’insieme non già sommativo, ma opportunamente calibrato a seconda del contesto in cui si interviene.
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In quali ambienti in ospedale è indispensabile sanificare?
Pulizia + Sanificazione: due operazioni diverse!
La “sanificazione ambientale” in ambito ospedaliero, evidentemente, si declina in modo peculiare. E se e’ vero che la sola “pulizia’; nella maggior parte dei casi, se operata con criteri corretti, e’ sufficiente ad assicurare buoni standard igienici per tutto quello che non resta ad intimo e prolungato contatto con pazienti suscettibili di contrarre infezioni, e’ vero anche che, nella routine ospedaliera, alcune procedure di pulizia devono integrarsi con interventi di disinfezione.
Queste due fasi, pulizia e sanificazione, possono effettuarsi con processi separati o fare parte della stessa procedura. Occorre pero’ tenere bene presente che la disinfezione non può né deve mai sostituirsi alla pulizia, poiché residui di contaminazione su una superficie possono contribuire a rendere inefficace il successivo processo di disinfezione.
Altro luogo comune da sfatare: nelle operazioni di sanificazione non e’ necessario creare condizioni di asetticità assoluta, ma nella più parte dei casi basta assicurare una situazione ambientale a cosiddetto rischio controllato, che contiene cioè la carica microbica entro i limiti igienicamente accettabili in relazione al tipo di zona da trattare.
Ciascun ambiente, infatti, ha uno standard ottimale che e’ conseguenza della destinazione d’uso dell’ambiente stesso. E’ stato più volte sottolineato, anche in queste pagine, come le pulizie di un blocco operatorio o di una terapia intensiva si differenzino profondamente da quelle delle camere di degenza, a loro volta diverse dagli spazi comuni.
QUALI SONO LE AREE ROSSE A RISCHIO INFEZIONE IN OSPEDALE?
Lo spazio ospedaliero, stando a questi criteri, si suole suddividere, nell’ottica di una corretta gestione dell’igiene, in aree a basso, medio ed alto rischio.
Fatte salve le immancabili differenze strutturali da caso a caso e da edificio ad edificio, ciascuna di queste aree comprende tipologie di vani con caratteristiche affini e modalità di intervento di pulizia/sanificazione assimilabili.
Nelle zone ad alto rischio infezione, le operazioni di sanificazione prevedono l’uso di sostanze disinfettanti, e anche le operazioni di pulizia sono condotte con maggiore frequenza, poiché i degenti possono avere beneficio da una riduzione massiva, quantunque temporanea, della carica microbica.
Per le altre aree e’ possibile provvedere a una corretta sanificazione pur senza l’uso di disinfettanti: per le aree a medio e basso rischio e’ sufficiente, in linea generale, una corretta detersione.
SANIFICAZIONE SI’, MA CON I GIUSTI STRUMENTI
Detto questo, si e’ appena al principio. Infatti nella sanificazione in ambiente ospedaliero hanno decisiva importanza la scelta, l’impiego e la conservazione dei prodotti e delle attrezzature utilizzate.
Detergenti da utilizzare
DETERGENTI DA UTILIZZARE
Anche lo strumentario utilizzato va quindi suddiviso in base alla destinazione di impiego: arredi e suppellettili, pavimenti, pareti e soffitti, vetri. I detergenti, d’altra parte, sono classificati secondo la loro composizione, che li rende piu’ o meno idonei ai diversi ambienti e tipologie di superficie: neutri, a base alcolica, sgrassanti, disincrostanti.
E oltre ad essere efficaci, i formulati dovranno evitare di intaccare le superfici, essere atossici, non emanare eccessive esalazioni né rappresentare in alcun modo un rischio per l’operatore, essere eliminabili con semplice risciacquo e biodegradabili e, ultimo ma non meno importante, assicurare una buona economicità di gestione.
Disinfettanti di superfici
DISINFETTANTI DI SUPERFICI
I disinfettanti, invece, non vanno in alcun modo confusi con i detergenti e devono essere tenuti nei loro contenitori originali, mai travasati e conservati in maniera corretta. E’ il caso di ripeterlo: un disinfettante agirà più efficacemente se sara’ impiegato su una superficie pulita e asciutta: perciò la pulizia, effettuata con cura, e’ importante. Fra gli altri strumenti che costituiscono la dotazione di chi fa sanificazione in ospedale spiccano senza dubbio i panni, che potranno essere monouso in tessuto non tessuto o carta (il monouso e’ impiegato oggi quasi esclusivamente nelle aree ad alto rischio infettivo), o riciclabili in cotone o microfibra.
La spolveratura ad umido si avvale di panni e soluzioni in secchi colorati, abbinati con codice colore che ne identifica il corretto utilizzo in base alla superficie da trattare. Tutti i tipi di prodotti impiegati dovranno essere rispondenti alle vigenti normative nazionali e comunitarie e dovranno essere completi di scheda tecnica di sicurezza.
Importante e’ anche il comportamento dell’operatore: in ospedale, infatti, tutte le metodologie di pulizia devono diventare azione igienistica, che cioè utilizza metodi, sistemi e nozioni dell’igienistica. Perciò tutto il personale coinvolto deve essere adeguatamente addestrato organizzando corsi di formazione e aggiornamento relativi alle procedure operative convalidate a cui attenersi e su argomenti riguardanti: modalità di esecuzione del servizio; prevenzione dei rischi derivati dal servizio e dall’ambiente ospedaliero; corretto utilizzo dei DPI e dell’abbigliamento da lavoro.
Come in ogni contesto, anche in ambiente ospedaliero si distingue tra pulizie ordinarie (interventi di carattere continuativo e routinario da fornire secondo frequenza e tipologie stabilite), periodiche (interventi di pulizia più profonda da svolgersi a cadenze prestabilite) e straordinarie (gli interventi cosiddetti imprevedibili che si rendono necessari per esigenze occasionali). Ma in ospedale più che altrove nulla può essere lasciato al caso: gli interventi di pulizia/sanificazione si devono inserire in un piano della qualità ampiamente definito ed articolato, che dovrà contenere un inquadramento generale e specifici progetti atti a realizzare le diverse attività ricomprese nel servizio di pulizia secondo le specifiche necessita’ dell’organizzazione.
Non ultimo, poi, viene il controllo. Oggi più di ieri, con l’aziendalizzazione sanitaria nazionale, si fa sempre più stringente l’esigenza di definire un protocollo di gestione dei servizi di sanificazione ambientale che derivi dalle linee-guida per l’attività di pulizia e disinfezione negli ospedali e che comprenda le procedure di erogazione e controllo.
La scelta delle procedure di erogazione da impiegare dipende, oltre che dalla tipologia dell’area di intervento (alto, medio, basso rischio), anche da una serie di fattori: programmazione temporale degli interventi, dimensioni dei locali, caratteristiche strutturali delle singole aree dell’edificio, natura dei materiali e delle superfici da trattare, addestramento del personale, attrezzature e materiali impiegati e loro gestione. Ma non basta: l’efficacia delle procedure deve essere convalidata, regolarmente monitorata e documentata.
Il mantenimento di un buon livello di pulizia dipende pertanto anche dalla stesura di procedure che documentino controlli e verifiche in accordo con quanto pianificato sul regolare svolgimento del servizio, nonché sul livello di buona qualità degli articoli e attrezzature utilizzate. I controlli comprendono audit interni di miglioramento, con l’obiettivo di verificare costantemente che le metodologie e i processi trasmessi agli operatori in fase di formazione/addestramento vengano attuati correttamente in fase di erogazione. Dovranno essere condotti dal responsabile della qualità del servizio in outsourcing e i risultati vanno registrati in schede predisposte allo scopo.
Vi sono poi audit programmatici del risultato, il cui obiettivo e’ quello di verificare che il livello di qualità del servizio erogato corrisponda agli standard prefissati. Nel complesso il sistema di controllo, attraverso gli strumenti ed elementi necessari per la determinazione del risultato, deve garantire un monitoraggio completo in grado di integrare al controllo visivo metodi di misurazione più oggettivi. Oggetto del controllo saranno le prestazioni basate sui risultati di pulizia e sanificazione dell’insieme delle strutture, infrastrutture ed arredi.
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