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Pino d’aleppo

Il Pino d’Aleppo è un albero di terza grandezza, alto (12) 15-20 (22) m, molto resinoso, a tronco di solito contorto e corona rada irregolare, di forma piramidale-aperta o globoso-espansa, con rami verticillati e irregolari, corteccia grigio-cenerina da giovane, indi bruno-rossastra, fessurata e profondamente screpolata.

Foglie lineari ([5] 6-10 [15] cm) sottili e non rigide, di color verde-chiaro. Fiori maschili in amenti numerosi e gialli; fiori femminili di colore verde-violaceo. Strobili solitari o appaiati, ovato-conici ([5] 8-10 [12] cm), brevemente peduncolati e un po’ riflessi, di colore rosso-scuro, lucidi, con apofisi quasi piane e umbone poco rilevato. Semi piccoli, nerastri, con ala lunga 15-20 mm, maturati nel secondo anno. Fiorisce da marzo a maggio.

Il Pino d’Aleppo è specie circummediterranea, largamente diffusa con la coltivazione da antichissima data, per cui è difficile distinguere l’areale primario da quello secondario; l’indigenato è dubbio anche per l’Italia, fatta eccezione per le pinete garganiche. Specie termofila, xerofila e lucivaga, è il più resistente dei pini alle condizioni estreme caldo-aride dell’ambiente mediterraneo, vive frugalissimo sui terreni calcarei litoranei, penetrando di poco nell’entroterra e sino all’altitudine massima di 600 m, forma boschi puri (pinete) o misti, in consorzio con il Leccio, il Pino domestico, il Cipresso, ecc., con sottobosco di macchia a Lentisco e Smilace, nell’orizzonte più caldo delle sclerofille sempreverdi.

In considerazione di questa frugalità e della rapidità di accrescimento viene largamente usato nei rimboschimenti dei terreni aridi litoranei di quasi tutta Italia e risponde ottimamente nelle alberature stradali in clima mediterraneo.

Il legno del Pino d’Aleppo, ad alburno chiaro e durame bruno-scuro, molto resinoso e pesante, è duro; per le sue caratteristiche di resistenza e durevolezza si usa nelle costruzioni navali (così le travature delle navi romane di Nemi), per palafitte, puntoni da miniera e in falegnameria per tavolame e imballaggi. Le schegge resinose si usano come combustibile e per farne torce; la corteccia tannica si usa per la concia e per la tintura delle reti da pesca. Le piante adulte si sfruttano anche con la resinazione. L’industria cartaria lo utilizza con profitto per cellulosa e pasta meccanica.

Indice: Pino d’aleppo
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