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Il Cerchio Di Sinner

Dal punto di vista dell’operatore che tutti i giorni si confronta con la problematica della pulizia, quando si parla di pavimenti la prima domanda che sorge spontanea è: che tipo di pavimento è e quali sono le tecniche che mi consentiranno di pulirlo al meglio in minor tempo e in modo più efficace possibile? Questo, ovviamente, riguarda il grado di “pulibilità” di un pavimento; termine con il quale si vuole indicare la possibilità di rimozione dello sporco. Un fattore questo che varia a seconda delle prerogative del materiale al quale siamo di fronte.

Il metodo di trattamento di qualsiasi superficie in cotto, pietra naturale o grès porcellanato passa necessariamente attraverso tre fasi pricipali che possono essere sintetizzate dallo schema: lavaggio – protezione – finitura. La fase del lavaggio iniziale è la più importante di tutto il ciclo di trattamento. Con questa operazione, infatti, si rimuove lo sporco presente sulla superficie del pavimento, si correggono eventuali difetti e si risolvono i problemi che spesso sono provocati o apportati da terzi. Qualsiasi problema o inconveniente si può affrontare e risolvere solo in questa fase.

IL CERCHIO DI SINNER

Il cerchio di Sinner è un diagramma composto da quattro fattori – Chimica, Temperatura, Azione meccanica, Tempo – generalmente utilizzato nell’industria della lavanderia industriale o della detergenza di stoviglie per mettere a punto i vari programmi o cicli di lavaggio.

Il concetto schematizzato nel cerchio di Sinner è valido anche nelle operazioni di pulizia di una superficie e soprattutto nelle fasi di lavaggio iniziale poiché intervengono contemporaneamente, anche se in diversa misura, tutti e quattro gli elementi che lo compongono.

L’AZIONE CHIMICA

L’azione chimica è il cuore del ciclo di lavaggio. Utilizzando le proprietà chimiche dei prodotti detergenti si sfruttano le reazioni che portano alla dissoluzione dello sporco o alla rimozione di macchie, croste, film, vecchi trattamenti ecc.

Diverse sono le tipologie di reazione chimica che possono essere impiegate: reazioni acido-base, ossido-riduzioni e reazioni che implicano l’uso di solventi. Senza entrare nel dettaglio si possono schematizzare queste reazioni associandole alla tipologia di sporco che si ritrova generalmente su una pavimentazione.

Tra lo sporco minerale rientrano i residui di cemento, di colla e stucco per piastrelle, le efflorescenze saline, i residui di gesso, la polvere, le macchie di tempera e pittura, lo sporco da traffico e calpestio per la cui rimozione vengono impiegati prodotti disincrostanti a PH acido. La reazione tra un detergente acido e lo sporco di tipo carbonatico-calcareo si manifesta sotto forma di effervescenza; queste reazioni avvengono tutte in ambiente acido e a PH inferiore a 7.

È necessario sapere che questo genere di reazione necessita generalmente di una grande quantità di reagente acido, sia per le caratteristiche intrinseche della reazione, sia perché, molto più materialmente, si possono incontrare forti spessori di cemento e di sporco. Nel caso di macchie da pallettizzazione si utilizzano reazioni di ossido-reazione, preferibilmente basate in ambiente acido per trasformare le macchie in Sali solubili in acido.

Se poi si tratta di rimuovere lo sporco di origine organica allora diventa molto importante saperne riconoscere la tipologia. Nel caso si debbano rimuovere grassi, cere, alghe ecc. le reazioni chimiche sono mirate ad agire su ogni specifica tipologia di sporco.

Nel caso di unto e grassi si utilizzano gli sgrassanti come ad esempio per la rimozione di trattamenti precedentemente eseguiti con olio di lino o resine oleose. Per cere e film polimerici si utilizzano i deceranti, accompagnati da detersolventi, come nel caso della rimozione di vecchie cere in strati successivi, anche di notevole spessore. Ove vi siano alghe, muffe e muschi si utilizzano dei biocidi a base di cloro, come per rimuovere, in esterno, le patine verdi di muschi e di alghe che proliferano nelle zone esposte a nord e che rendono le pavimentazioni scivolose e pericolose. Queste reazioni avvengono tutte in ambiente alcalino e a PH superiore a 7.

L’utilizzo di solventi è consigliato per disgregare velocemente i vecchi strati di film polimerici oppure quando sono presenti forti spessori di resine, vernici o film come ad esempio nel caso di smalti, pitture al quarzo e intonachino silossanico che rimangono sul pavimento dopo le operazioni di pittura delle stanze o del fabbricato. L’utilizzo di diluenti è invece consigliato quando si tratta di macchie di unto, di vernice o di resine da trattamento che non si possono asportare.

LA TEMPERATURA

Quando si parla di temperatura ci si riferisce al calore dell’acqua che si utilizza per le operazioni di lavaggio. Il principio termodinamico prevede che ad una temperatura più elevata corrisponde una maggiore velocità di reazione e questo significa che se si lava un pavimento con acqua calda o con vapore, le reazioni chimiche risultano più rapide. Significa, inoltre, che deve essere presa in considerazione anche la temperatura del pavimento soprattutto quando si lavora in esterno sotto il sole o in presenza di un impianto di riscaldamento radiante.

Bisogna anche tenere presente che sia le reazioni alcaline sia quelle acide sono favorite dalla temperatura. Nel caso di reazioni alcaline, per sgrassare o decerare una pavimentazione, l’utilizzo di acqua calda o di vapore favorisce il distacco dei film cerosi e lo scioglimento delle patine di grasso e di unto.

Nel caso di reazioni acide, si possono manifestare alcuni effetti indesiderati, quali ad esempio lo sviluppo di fumi acidi che possono corrodere maniglie e parti metalliche presenti nella stanza. Leffetto calore, inoltre, può aumentare la velocità di reazione dell’acido stesso provocando reazioni incontrollate in grado di intaccare il colore o la struttura della piastrella. Questo è il motivo per cui tutti i lavaggi acidi si eseguono sempre con acqua fredda e, soprattutto in esterno, si evita di operare su pavimenti arroventati dal sole.

IL FATTORE TEMPO

Il fattore tempo è rappresentato dalla velocità di reazione. Le reazioni acide e soprattutto quelle alcaline, non sono immediate e questo significa che entrambe necessitano di un sufficiente tempo di contatto tra la sostanza che vogliamo rimuovere e il principio chimico che stiamo utilizzando.

Nel caso di reazioni acide la reazione è piuttosto lenta generalmente a causa delle dimensioni molecolari del tipo di sporco. Quando si tratta di reazioni alcaline, i tempi di contatto e la reazione sono ancora più lunghi soprattutto per via del legame chimico che si deve spezzare per rimuovere lo sporco. Il fattore tempo è, molto spesso, sottovalutato dagli operatori perché si pensa che l’azione chimica sia prevalente immediata; per questo accade che chi esegue un’operazione di lavaggio non bagni sufficientemente la superficie non dando così modo al prodotto chimico di interagire interamente con la sostanza che si vuole asportare.

Un errore che si verifica molto spesso è quello mettere la soluzione chimica nel serbatoio della monospazzola e da esso versarlo direttamente sulla pavimentazione. Nel migliore dei casi si spreca solo prodotto poiché il detergente, anche se fortemente concentrato, non ha il tempo di reazione sufficiente per rimuovere lo sporco e pertanto alla fine dell’operazione, saranno presenti ancora parecchi residui di sporco che renderanno necessario un secondo lavaggio.

Frequentemente accade che con questo modo di procedere si causino dei danni irreversibili perché, soprattutto nel caso di reazioni acide, si possono macchiare irreversibilmente i pavimenti; accade con le impronte di scarpe, con il cavo della monospazzola o con le gocce di soluzione acida che cadono sul pavimento. L’operazione corretta consiste nel preparare la soluzione in un secchio e di stenderla abbondantemente e uniformemente sulla pavimentazione servendosi di una scopa e di due operatori: uno che rimane sempre sull’asciutto, l’altro che opera sul bagnato. In questo modo il lavaggio si esegue su un pavimento omogeneamente bagnato e le reazioni chimiche avvengono in modo uniforme.

Con il pavimento uniformemente bagnato, si possono lavare battiscopa, mensole e camini oppure rimuovere forti incrostazioni di stucco e cemento; la stessa procedura è valida anche nel caso di sgrassaggio o deceratura. A maggior ragione, il lungo tempo di contatto permetterà all’operatore di lavorare con sicurezza, magari continuando ad aggiungere acqua calda per favorire il distacco degli strati cerosi o delle patine di olio e di ottenere alla fine avere un risultato migliore.

AZIONE MECCANICA

L’azione meccanica è rappresentata dalla forza e dall’attrito che si sviluppano utilizzando tamponi manuali, monospazzole, lavasciuga pavimenti, idropulitrici ecc. La forza meccanica è dovuta alla potenza delle macchine che si utilizzano e dal grado di abrasione sviluppato dagli accessori: dischi e tamponi. Anche questo fattore è molto spesso sottovalutato. Nel corredo di un’impresa di pulizia, infatti, dovrebbe essere presente una serie di abrasivi di diversi colori, bianco, verde, azzurro, rosso, marrone e nero oltre a spazzole in nylon e in tynex.

Accade invece che le imprese utilizzino prevalentemente il disco nero per sfruttarne l’effetto abrasivo. A parte il fatto che i dischi neri tendono a sciogliersi al contatto con soluzioni acide, non si tiene assolutamente conto delle caratteristiche di durezza dei pavimenti: infatti, l’uso indiscriminato del disco nero provoca abrasioni sui materiali teneri e soprattutto sul cotto spagnolo o le terrecotte chiare; può graffiare irrimediabilmente alcuni materiali pregiati come il marmo, oppure può risultare troppo rigido e, nel caso di grès porcellanato, scivolare sulla superficie senza pulirla.

Invece, nel caso si debba lavare un cotto tenero che si scalfisce molto facilmente, può essere necessario utilizzare un disco bianco o rosso. Se poi ci troviamo di fronte a un cotto fatto a mano ricoperto da sabbia, è molto più utile la spazzola di nylon, poiché il disco abrasivo è praticamente inservibile, a causa della ruvidità del pavimento. Per rimuovere forti strati di vecchio trattamento può essere più efficace la spazzola in tynex poiché non si intasa e, a differenza dei dischi abrasivi, mantiene sempre le sue caratteristiche abrasive.

Da questa breve analisi, si comprende come gli elementi che compongono il cerchio di Sinner siano strettamente correlati tra di loro; ogni volta che si esegue una operazione di lavaggio (manuale o con l’uso di macchine), entrano sempre in azione i quattro fattori. È compito dell’operatore preparato compiere le opportune scelte, per raggiungere quell’equilibrio tra i quattro fattori che conduca ad avere il miglior risultato, nel più breve tempo e nel modo più economico.

Indice: Il Cerchio Di Sinner
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