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Il futuro è verde

L’attenzione all’ambiente, di questi tempi, è scontata. Il fatto che poi si prendano reali provvedimenti per ridurre l’impatto ambientale e che si ricerchino prodotti ecocompatibili, non lo è invece così tanto.

Lo scontro con la politica del minor prezzo è battaglia di ogni giorno e modificare consuetudini consolidate nel tempo significa impegnarsi sia sul fronte economico sia sul versante della conoscenza.

Anche se ormai si parla di appalti verdi (i Green Public Procurament), in base ai quali i prodotti a basso impatto ambientale dovrebbero avere una corsia preferenziale e rappresentare almeno il 30% di quelli scelti dagli enti pubblici nelle gare d’appalto, la realtà dei fatti spesso risulta contraddittoria, e gli operatori di settore sembrano poco propensi a mettere in pratica ciò che a livello teorico trova tutti concordi.

LA BIODEGRADABILITÀ

Per legge un prodotto viene definito bio-degradabile quando la sua presenza nell’ambiente risulta ridotta del 90% in 28 giorni e quindi ogni prodotto che diminuisca questo lasso di tempo è ovviamente in grado di offrire all’utilizzatore una marcia in più.

Ma che cosa si intende per biodegradabilità? La biodegradazione è un processo che comprende una complessa serie di trasformazioni operate da agenti biologici che attaccano, mutano, disgregano e infine metabolizzano un materiale, fino a ridurlo a molecole elementari quali anidride carbonica, acqua e sali minerali, in modo da renderlo, in tempi più o meno lunghi, adatto a essere riciclato nell’ambiente anziché accumularsi in esso.

Tutto questo percorso richiede un tempo più o meno lungo.

Quella della biodegradabilità del prodotto è un problema particolarmente sentito nel settore dei detergenti proprio per il grande impatto che questi hanno sull’ambiente, tenendo conto del grande uso che se ne fa nei paesi industrializzati (si parla di un consumo di detergente intorno ai 30 kg pro capite all’anno).

La legislazione ha tenuto d’occhio il problema, se ne è occupata e continua ad occuparsene, creando però anche qualche perplessità poiché, per legge, la biodegradabilità di un detergente è riferita al grado di biodegradabilità dei soli tensioattivi contenuti ed è valutata attraverso test di laboratorio con i quali viene verificata in un periodo lungo 28 giorni.

Trascorso questo tempo, se i componenti tensioattivi (e non il prodotto finito) risultano biodegradati in misura superiore al 90%, il prodotto viene accettato, ma questo è un parametro giudicato dagli esperti troppo permissivo e inadeguato.

UNA STRADA INNOVATIVA

La Rivista Italiana delle Sostanze Grasse, nel 2003 ha pubblicato uno studio sulla formulazione di detergenti caratterizzati da elevata biodegradabilità e basso impatto ambientale. Tale studio, cofinanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e messo a punto con la collaborazione dell’Università di Pisa a dei Laboratori Archa di Pisa e dall’UNI.RA, prendeva in considerazione il detergente come prodotto finito e non solamente alcuni dei suoi componenti, e cioè i tensioattivi.

Al momento in cui è stato effettuato questo studio – che ha impegnato i partecipanti ai lavori per ben due anni – risultava che neppure a livello internazionale fossero segnalate ricerche orientate in questa direzione.

Con un impegno così protratto nel tempo, l’azienda di Cecina ha quindi messo a punto una serie di 12 formulati che sono andati a comporre una linea di prodotti denominata BIO-Green Line con biodegradabilità superiore al 98% in 24 ore.

I test riguardanti questi prodotti sono stati eseguiti, sia nei laboratori, sia negli impianti di ristoranti, campeggi, hotel dove, per molti mesi, i chimici dell’azienda hanno monitorato i risultati negli scarichi.

LA SCARSA CONOSCENZA

La BIO-Green Line indica quindi una gamma completa – detergenti per lavatrice, lavastoviglie, disincrostanti e così via – che uniscono alle elevate prestazioni da prodotti di origine industriale un bassissimo impatto ambientale. Purtroppo, è sempre difficile indicare strade diverse a quelle tradizionali e quindi, quando ci si trova a diffondere una scelta diversa e a portarla a conoscenza dei consumatori, la difficoltà è grande.

Le altre aziende e la Grande Distribuzione sembrano infatti seguire percorsi paralleli che non sempre portano a uno sviluppo reale della sensibilità ambientale e, spesso, non creano neanche consapevolezza nell’utilizzatore finale. UNI.RA, con Bio-Green Line, vuole intraprendere un percorso che ha come obiettivo quello di minimizzare l’impatto sull’ambiente, impiegando prodotti e sistemi “realmente” ecocompatibili e cerca di trainare anche altre società a intraprendere l’unico percorso ritenuto sostenibile nel futuro.

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