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Mosche nella contaminazione alimenti

0ggi si può osservare come il problema della presenza di questi infestanti in molti Paesi è tuttora di attualità, a causa delle trasformazioni ambientali operate dall‘uomo e della maggiore disponibilità di risorse trofiche, trovate presso aree agrarie, industriali e urbane, un tempo non esistenti. Con il termine di “mosche” si comprende un numero rilevante di specie appartenenti alla grande famiglia dei Ditteri, aventi interesse medico e sanitario, responsabili della diffusione di numerosi microrganismi patogeni e significative perdite economiche, unitamente a rischi igienicosanitari per le aree urbane adiacenti, in relazione alla dispersione degli adulti.

L’importanza medica è più rilevante di quanto si ritenga comunemente, perché è stato dimostrato che esse possono essere il serbatoio di batteri patogeni (in grado di provocare malattie) e servire da ospite intermedio di uova o vermi di parassiti dell’intestino, virus, protozoi e funghi.

Tutti questi agenti patogeni possono interessare la specie umana e altri animali vertebrati. Ovviamente, la possibilità che una determinata malattia batterica, virale o parassitaria possa effettivamente colpire in misura maggiore o minore animali o persone è legata a diverse altre variabili, il cosiddetto “peso epidemiologico”, rappresentato per esempio dalla carica infettante o infestante, dalla gravità dell’infezione o dell’infestazione, dalle condizioni fisiche personali dei soggetti a rischio e così via.

La Mosca domestica (Musca domestica) è la rappresentante cosmopolita più tipica e diffusa tra le molte entità che frequentano le industrie alimentari, i ristoranti, i supermercati, le abitazioni, da sempre considerata una vera e propria calamità. Si tratta di una specie ubiquitaria, la sua area di origine è sconosciuta, ma si ritiene possa essere l’Africa, dove si sviluppa tuttora negli escrementi di mammiferi. Le dimensioni ridotte ed il numero elevato di individui le conferiscono un ruolo di rilievo nella contaminazione crociata dei prodotti alimentari.

Come tutti gli insetti superiori (oleometaboli), compie il proprio ciclo vitale attraverso quattro diversi stadi di sviluppo in cui l’insetto si presenta con aspetti nettamente distinti tra loro (Fig. 1). La mosca adulta è sempre alla ricerca di cibo, ha un apparato boccale lambente-succhiante e un regime alimentare essenzialmente glicifago. Le larve, al contrario, hanno un apparato boccale masticatore-lacerante, costituito da grandi uncini, che consentono loro lo spostamento sul substrato alimentare. Esse si rinvengono negli organismi vegetali o animali, nella terra, nell’acqua e in sostanze putrescenti.

Le mosche sono molto mobili, non possiedono particolari preferenze di habitat, frequentano i posti più sudici in assoluto quali fogne, depositi di rifiuti, escrementi, materiali putridi o alterati: è quindi evidente che ospitano sia all’interno sia sulla superficie del corpo una miriade di microrganismi che sono successivamente disseminati su superfici, piani di lavoro, impianti o direttamente su materie prime e prodotti finiti.

L’alimentazione avviene a spese di qualunque composto organico, liquido o semi-liquido, che l’adulto riesce a raggiungere, dal liquame a ogni sostanza vegetale o animale, fresca o in decomposizione, attratto dall’ammoniaca emanata dal letame e dalle sostanze in fermentazione.

L’elevata capacità riproduttiva, a fronte della straordinaria quantità di cibo e le alte temperature, consente alle mosche di moltiplicarsi, in particolare nei mesi più caldi le generazioni si possono accavallare e verificare infestazioni gravissime, di difficile contenimento. Ogni femmina può deporre vari gruppi di 100-150 uova per un totale che supera i 900-1000 elementi. L’incubazione secondo la temperatura, si conclude in 8-48 ore. Il ciclo vitale si compie in un arco di tempo che varia in funzione delle condizioni atmosferiche e stagionali, a 16°C sono necessari 45-51 giorni; a 25° C 14-16 giorni; a 35°C 8-10 giorni perché passi da uovo, larva, pupa ad adulto.

In linea teorica, è stato calcolato che in condizioni favorevoli, una sola coppia di mosche, può generare, da maggio a settembre, quattromila trilioni di individui. Per fortuna si tratta solo di teoria che non tiene in considerazione la mortalità di gran parte degli individui nei diversi momenti del ciclo biologico! Forse la caratteristica comportamentale di alcuni ditteri più disgustosa e potenzialmente pericolosa per la salute umana e animale è rappresentata dalla frequente abitudine di rigurgitare parte degli alimenti parzialmente digeriti. Essendo incapaci di nutrirsi di sostanze allo stato solido, attraverso la cosiddetta proboscide rigurgitano una certa quantità di saliva per portare in soluzione le sostanze di cui si ciberanno; tale fenomeno è conosciuto come “vomito”. E’ opportuno fornire queste brevi notizie perché il modo di assunzione del cibo ed i ripetuti rigurgiti giocano un ruolo importantissimo nella diffusione di molti microrganismi ingeriti in precedenza da sostanze infette.

La ricerca scientifica ha mostrato che dalle mosche domestiche sono stati isolati oltre 100 agenti di disparate malattie dell’uomo e degli animali domestici. Alcuni esempi di germi patogeni ospitati dalle mosche sono: Aeromonas spp., Campylobacter spp., Clostridiurn botulinum, Escherichia coli, Salmonella spp., Shigella spp., Staphylococcus spp., Vibrio spp., agenti del tracoma, enterobatteri, streptococchi, batteri della congiuntivite, dell’antrace, della tubercolosi, etc.

Questi organismi, ingeriti dalla mosca che li elimina con le proprie deiezioni, rimangono intatti, ancora vitali e virulenti, mentre altri aderiscono alle setole del suo corpo. Un solo esemplare può essere in grado di trasportare sino a 26 milioni di batteri, sulle zampe o tramite l’apparato boccale, trasmettendoli con il contatto diretto o per rigurgito di saliva contaminata o con le proprie feci (può depositare, in media, da 25 a 50 deiezioni in un solo giorno).

Non meno importanti, nella contaminazione alimentare, sono i mosconi grigi (della famiglia Sarcophagidae), i mosconi blu (del genere Calliphora spp.) e i mosconi verdi (del genere Lucilia spp.).

Nell’industria alimentare le mosche si introducono attratte dalle sostanze zuccherine o da liquidi percolanti. Esse risultano particolarmente nocive nelle industrie dolciarie, nelle lavorazioni dei succhi di frutta, nei concentrati di pomodoro, a volte alla testata di impianti per la produzione di pasta in particolare se è “all’uovo”, nonché laddove sono lavorati latte e carni. Negli allevamenti zootecnici (bovini, suini, ovini, equini, avicoli) e nei centri di compostaggio dei rifiuti solidi urbani la presenza di elevate popolazioni di mosca domestica e di altre specie di ditteri molesti (Fannia cannicularis ed altri) comporta notevole disagio agli animali allevati e agli operatori occupati in queste strutture. Inoltre il “nervosismo”, provocato dalle mosche, si ripercuote negativamente sul rendimento delle produzioni zootecniche (alcune stime riportano un calo generale di resa produttiva che può raggiungere il 10%).

POSSIBILITA’ DI CONTENIMENTO DELLE INFESTAZIONI

Le esplosioni muscidiche sono spesso difficilmente controllabili se non è attuato per tempo un programma di lotta efficace. Ai fini dell’attivazione di un piano operativo, un elemento fondamentale è costituito dall’effettuazione di uno studio entomologico ed ecologico. Una sufficiente conoscenza del ciclo biologico delle mosche è condizione indispensabile per eseguire gli interventi nei tempi e con le metodologie appropriate, integrando tali azioni con attività di pulizia.

Il primo istinto è di ricorrere immediatamente ad una bella spruzzata di insetticida (non è quello che si fa, spesso a sproposito anche in ambito domestico?), che però non porta a risultati definitivi se non seguito da opportune azioni per contrastare lo sviluppo larvale. Inoltre, uno dei principali problemi nell’uso generalizzato ed intenso di antiparassitari è il rischio che si determini l’insorgere di fenomeni di resistenza nonché fenomeni di tossicità (acuta o cronica) nei confronti dell’uomo stesso ponendo problemi sanitari non irrilevanti.

Allo stato attuale è necessario disporre ed attuare strategie di lotta integrata. Si tratta, quindi, di realizzare la conoscenza del problema ed effettuare l’educazione delle persone che, in casa o nell’ambiente di lavoro, lamentano la presenza di questi infestanti e cercare di ragionare il più possibile sulle strategie da attuare nella lotta al dittero.

Aspetto fondamentale di una strategia di lotta integrata alle mosche è di applicare principalmente tecniche di prevenzione ed esclusione limitando quindi, l’impiego degli insetticidi solo ai casi strettamente necessari. A questo punto le operazioni possibili prevedono le applicazioni di reti a porte e finestre, l’installazione di doppie porte per il transito di persone o di automezzi; l’utilizzo di reti di protezione coprenti il substrato fermentante opportunamente trattate con principi attivi ad attività residua ed azione adulticida; gli interventi larvicidi; i trattamenti adulticidi abbattenti con fosforganici di bassa tossicità e piretroidi sintetici distribuiti con irrorazioni localizzate sulle superfici più frequentate dalle mosche; l’impiego di lampade attratticide; l’intrappolamento mediante esche alimentari avvelenate.

Nell’ambito dei moderni metodi di intervento si prospetta come un interessante procedimento innovativo l’utilizzo di regolatori di crescita per rendere inospitale il letame o la pollina. La “lotta biologica”, che prevede l’utilizzo di insetti utili (predatori e parassitoidi delle mosche moleste del genere Muscidifurax), è una tecnica ormai ampliamente sperimentata e diffusa in Nord Europa e, in questi ultimi anni, sta prendendo piede anche nel nostro Paese. Si tratta di piccole vespe in grado di deporre le proprie uova all’interno delle pupe di mosca domestica, Fannia cannicularis e altri ditteri molesti, che si trovano nei substrati solidi (letame, cumuli di compostaggio, etc.).

Dalle pupe di mosca “parassitizzate”, fuoriusciranno, anziché adulti di mosca, altre vespette parassitoidi. L’uso di questi microimenotteri richiede ancora grande cautela negli interventi. È probabile che gli insetticidi continueranno a svolgere in ogni caso un ruolo importante nella gestione delle infestazioni, al fine di assicurare un’adeguata sicurezza pubblica contro i vettori di malattie, anche in sintonia con le attese del consumatore sulla qualità dei prodotti alimentari. Ciò si verifica soprattutto negli ambienti domestici e urbani, in cui le soglie di tolleranza risultano molto basse, o nelle aziende alimentari e zootecniche, dove vengono effettuati controlli rigorosi. D’altronde, sia negli ambienti agricoli sia non agricoli, è sempre più richiesta l’attuazione di programmi sostenibili per un controllo integrato degli infestanti, che vadano incontro alla richiesta/necessità di un impiego minimo di prodotti chimici biocidi.

Per cercare di tenere lontane le mosche è buona norma ricordarsi di mantenere il massimo dell’igiene, con la consapevolezza che si può essere in grado di farle diminuire di numero (non di eliminarle!) utilizzando criteri gestionali corretti. Varie situazioni lasciano confidare che nel prossimo futuro considerevoli progressi saranno compiuti per garantire la salubrità degli alimenti. Si va altresì rafforzando la convinzione che la sicurezza della sanità alimentare si consegue se tutti coloro che operano nel processo produttivo prestano osservanza rigorosa alle norme sanitarie.

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