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La Gestione Dei Rifiuti Urbani

Se parliamo di gestione dei rifiuti urbani e di raccolta differenziata, qualche domanda sorge naturalmente. Quali sono le tendenze delle modalità di raccolta e smaltimento in Italia? Più inceneritori o discariche? Quali materiali recuperiamo di più?

A queste domande ha cercato di dare una risposta FISE Assoambiente, l’Associazione che rappresenta le imprese impegnate nella gestione dei rifuti che ha recentemente presentato il III Rapporto su “Le forme di gestione dei rifiuti urbani”.

SOCIETA’ PUBBLICHE, MISTE O PRIVATE?

Uno dei dati emergenti relativi alla gestione della raccolta e del trasporto dei RU evidenzia, rispetto al 2002, una flessione per quanto concerne la gestione diretta da parte dei comuni e un significativo aumento della gestione in affidamento a consorzi e società pubbliche; se prendiamo in esame il dato relativo a questi ultimi si rileva che in termini di popolazione servita si parla di oltre 20.700.000 abitanti pari al 45,3% risultando essere la forma di gestione più diffusa sul territorio nazionale.

La presenza pubblica in questo settore è dunque in crescita, sia attraverso società partecipate da una pluralità di enti locali, sia tramite forme di affidamento diretto a società pubbliche locali, talvolta connesse all’acquisto di simboliche partecipazioni azionarie, le cui conseguenze si taducono in una mancata liberalizzazione del settore e in una perdita di quote di mercato delle società private. I privati, da parte loro, intendono contribuire all’industrializzazione della gestione dei RU e quindi alla realizzazione dei cicli integrati necessari anche al superamento delle emergenze nel Sud del Paese. Questo, tuttavia può avvenire solamente se si realizza un mercato aperto alla concorrenza, come peraltro previsto dal Testo Unico in materia ambientale recentemente approvato dal Governo. In particolare per i servizi, l’apertura al mercato rappresenta una chiara risposta e allineamento agli orientamenti giurisprudenziali.

Per quanto concerne le società miste (pubblico+privato) si reistrano, in termini di sviluppo, cambiamenti meno significativi: la percentuale aumenta del 3,9% rispetto al 2002 raggiungendo il 15,9%. L’aumento era stato più significativo nel 2002 facendo registrare un incremento del +9,4% rispetto al 1998. Un altro dato interessante riguarda il fatto che nello scorso anno le società miste sono riuscite a servire un totale di oltre 8.600.000 cittadini.

IN AUMENTO LE RACCOLTE DIFFERENZIATE

Per quanto concerne questo argomento il 98,5% dei Comuni attualmente dichiara di effettuare almeno una delle tipologie di raccolta differenziata; mentre osservando il dato regionale si scopre che in 13 Regioni il 100% dei Comuni effettua la raccolta differenziata di almeno una tipologia di rifiuto. I dati, quindi, indicano come, rispetto al 2002, si stia assistendo ad un aumento della percentuale dei Comuni che hanno attivato almeno una modalità di raccolta differenziata (+2,4%); la crescita più significativa si registra al sud che tuttavia resta Varea a più bassa percentuale.

Ma quando si parla di gestione la maggioranza dei comuni indica come gestore imprese private o cooperative seguite dalle società pubbliche e da quelle miste. Risulta dunque evidente come si stia andando verso un unico gestore della raccolta indifferenziata e delle raccolte differenziate a scapito delle imprese private che vedono la loro presenza percentuale diminuire in maniera vistosa nelle raccolte differenziate. Un segno tangibile dell’evoluzione della raccolta differenziata è dato proprio nell’aumento delle tipologie di rifiuti raccolti in modo differenziato.

Il dato interessante che emerge dal rapporto consiste quindi nel fatto che oltre ad una crescita generale dei Comuni che effettuano la raccolta differenziata di almeno una tipologia di rifiuto, si è andato consolidando un aumento del materiale raccolto in modo differenziato. Un altro aspetto importante riguarda, inoltre, l’innalzamento della durata media dei contratti di affidamento; un dato che si può anche leggere come sintomo di una maggiore attenzione all’importanza di queste attività. Per le raccolte differenziate, infatti, la durata contrattuale prevalente è di 5 anni seguita da 3 anni e 1 anno. Il confronto con il 2002 evidenzia un aumento abbastanza significativo proprio dei contratti di 5 anni a scapito di quelll di 3 anni e di quelli di un anno.

DISCARICA O INCENERITORE?

La discarica, per la maggior parte dei comuni italiani, resta ancora il mezzo più utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti, è da notare però come soprattutto al nord sia in crescita il ricorso al l’inceneritore. Il 62,7% dei Comuni, infatti, dichiara di smaltire in discarica tutti i propri rifiuti o parte di essi. La percentuale maggiore si riscontra al centro, seguito dal Nord Est, dal Sud ed infine dal Nord Ovest.

Nel confronto con i dati del Rapporto 2002 si palesa un sensibile calo nell’uso della discarica che sembra aver interessato tutte le aree geografiche, ma in modo particolare il Nord Ovest. Tale riduzione è certamente ascrivibile al recepimento nel nostro Paese (con Decreto Legislativo 36/03) della Direttiva comunitaria in materia di discariche che ha determinato uno sviluppo della realizzazione e utilizzazione di impianti di selezione dei nfiuti, inclusi quelli di produzione del combustibile da rifiuto (CDR).

I COMUNI ITALIANI

Il 38,2% dei Comuni italiani dichiara di gestire il trasporto e la raccolta dei RU attraverso imprese a capitale privato, per una popolazione pari al 30,7% dei cittadini. Il valore medio deriva in particolare dal Sud e Isole e dal Nord Ovest, dove si registra rispettivamente una percentuale del 45,3% e del 43,4% di gestioni tramite imprese private; la percentuale più bassa si ha nel centro Italia con un 22,6%. Nel Nord Est, invece, il valore raggiunge il 30,5%. Nelle metropoli, con l’eccezione di Napoli, la gestione della raccolta e trasporto dei rifiuti non viene affidata a imprese private. Anche nelle città (dai 100.001 ai 500.000 abitanti) tale forma di gestione è poco presente (16,2%), mentre raggiunge la sua più ampia diffusione nei centri da 3.031 a 5.000 abitanti (50%) e continua ad essere rilevante nei Comuni da 5.000 a 10.000 (41,4%), nei Comuni da 10.000 a 30.000 (39,7%) e anche nei Comuni da 30.000 a 100.000 (33,2%).

Nel confronto con il 2002 le società private diminuiscono considerevolmente, passando dal 43,2% del 2002 al 38,2% dei Comuni serviti nel 2005. Si tratta di un ulteriore decremento (- 5%), rispetto a quello medio percentuale riscontrato nel Rapporto nel 2002 (a sua volta -2,7% rispetto al 1998). Il calo è ancora più evidente se si prendono in considerazione gli abitanti serviti che evidenziano un calo complessivo rispetto al 1998 dell’8,2%.

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