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Protagonista il cotto

IL TRATTAMENTO E LA MANUTENZIONE DELLE PAVIMENTAZIONI IN COTTO NON È COMPLESSO, MA RICHIEDE ATTENZIONE E UNA BUONA PREPARAZIONE DI BASE

Quando si interviene su cotto o materiali edili porosi è indispensabile conoscere come e perché agiscono i vari prodotti – tra le sostanze maggiormente impiegate troviamo gli acidi e le basi per scegliere i più idonei. Occorre prestare attenzione al tipo di sporco da rimuovere, se si tratta di residui di biacca, sali di posa, – polvere di cantiere, macchie da pallettizzazione, la sostanza da impiegare sarà un acido (acido cloridrico o muriatico), ponendo attenzione al fatto però che un acido così forte può risultare dannoso in quanto “corrode troppo” e rilascia fumi irritanti per la persona. Scartando la soluzione di una sua diluizione, perché ovviamente la sua efficacia verrebbe ridotta, sarà opportuno ricorrere a formulati che mantengano l’elevato potere detergente, ma inibiscano quelle caratteristiche che ne rendono l’utilizzo problematico.

Per rimuovere invece unti, oli e grassi occorre invece usare un detergente alcalino, che interagisce con questo tipo di sporco tramite una reazione detta di “saponificazione”. Questa reazione è lenta, perché occorre molta “energia” per trasformare un composto non solubile in acqua (olio, grasso…) in uno solubile e quindi eliminabile tramite risciacquo. Questa “energia” può essere facilmente somministrata tramite “calore” ed è quindi sufficiente diluire il detergente in acqua calda.

IL LAVAGGIO DEL PAVIMENTO

Il lavaggio è senza alcun dubbio la fase più importante di ogni operazione di trattamento.

È questa la fase che vede combinata l’azione chimica (detergente con relativi tempi di reazione) e l’azione meccanica, dovuta alla monospazzola (con gli opportuni dischi abrasivi): entrambe le azioni devono essere controllate accuratamente per non avere effetti indesiderati.

Per eseguire il corretto lavaggio acido di una pavimentazione nuova è buona norma essere almeno in due operatori, in cui il caposquadra si occuperà della monospazzola e di preparare la soluzione, il suo aiutante dell’aspiraliquidi e di approvvigionare i secchi di acqua pulita.

La soluzione acida deve essere sparsa abbondantemente e uniformemente sul pavimento e il caposquadra, stando sempre nella parte bagnata del pavimento, comincia a lavorare con la monospazzola con disco abrasivo nel cui serbatoio viene versata una soluzione molto diluita di disincrostante per cotto che servirà a rinfrescare quella già presente sul pavimento.

Con il movimento a ventaglio della monospazzola si continuerà sino a quando si svilupperà la classica schiuma di colore rossastro e a quel punto si potrà asportarla con l’aspiraliquidi. Si passerà quindi alle operazioni di risciacquo utilizzando un disco in setola di nylon avendo l’avvertenza di pulire a fondo le fughe. Dopo almeno sette giorni dall’ultimo lavaggio sarà possibile passare alla seconda fase, quella del trattamento vero e proprio.

Importantissima precauzione in questa fase di lavaggio sarà quella di non passare mai dalle zone bagnate a quelle asciutte, soprattutto se già pulite, né con le scarpe, né con i secchi, né con nessun tipo di materiale. Altrettanta attenzione dovrà essere prestata affinché nessuna porzione di soluzione acida, anche piccola, venga a contatto con le superfici da trattare prima dell’inizio dei lavori in quanto si dà il via a tempi di contatto tra pavimento e acido superiori rispetto a tutto il resto della superficie e il danno che si provoca è irrimediabile.

EFFETTO BAGNATO

Tra i trattamenti quello detto “effetto bagnato” è tra i più richiesti. Per risultare definitivo, il trattamento deve essere effettuato con impregnante a base solvente che consenta la migliore impermeabilizzazione e la minor pellicolazione superficiale. Nel contempo il prodotto usato non deve ridurre drasticamente la traspirazione della superficie.

Per questa operazione si usano oli chimici diluiti in solventi puri la cui proporzione deve essere stabilita effettuando prove preliminari su un piccolo campione di pavimento.

Gli impregnati “oleosi” hanno molti aspetti positivi: sono degli antimacchia completi, sono simultaneamente oleo e idro repellenti, e proteggono quindi la superfici in modo molto efficace contro macchie di olio o di acqua sporca o colorato, vino, caffè. Pertanto con l’utilizzo di un unico prodotto si riesce a ottenere un’ottima protezione.

CURA NELL’APPLICAZIONE

Come detto precedentemente, il tempo di attesa tra l’ultimo lavaggio e la prima mano di trattamento non deve essere mai inferiore ai sette giorni. Il prodotto oleoso va applicato avendo cura di trattare uniformemente sia le piastrelle, sia le fughe. In presenza di disegni e posa particolari, come la spina di pesce, intarsi, tozzetti, cornici, conviene seguire la geometria di posa per ottenere una maggiore precisione ed un grado di finitura superiore.

Generalmente si applicano due mani, a distanza di 12 ore una dall’altra; in casi particolari, in presenza cioè di materiali ad alto assorbimento, si può prevedere una terza mano. L’applicazione del prodotto impregnante può essere eseguita con diversi metodi, dal tradizionale pennello di setola, al rullo alle tecnologie a spruzzo.

Nell’ultima mano, che è quella di finitura superficiale, può essere di valido aiuto l’utilizo di un tampone bianco per uniformare e rimuovere eventuali eccessi di impregnante oleoso. Nel giro di mezzora è possibile transitare senza dover attendere lunghi periodi per ottenere la perfetta polimerizzazione del prodotto da trattamento.

Per migliorare infine il grado di pulibilità, permettere una facile manutenzione della superficie e ottenere l’effetto bagnato definitivo, è consigliabile applicare una mano di cera all’acqua autolucidante e autolivellante.

TRATTAMENTO “EFFETTO NATURALE”

Per ottenere un effetto cosiddetto “naturale” occorre usare prodotti che non penetrino in profondità nel supporto, che siano traslucidi e rimangano il più possibile in superficie.

Questo risultato può essere ottenuto con cere naturali, cere d’api e oli vegetali diluiti con solvente o con acqua, con resine all’acqua. I primi garantiscono una buona resistenza ai normali prodotti di comune uso domestico e una discreta resistenza all’usura, i secondi privilegiano l’aspetto estetico permettendo la conservazione del colore originario del manufatto, ma non assicurano l’antimacchia e la stabilità nel tempo.

Si sconsiglia pertanto l’uso di tali prodotti in ambienti particolarmente soggetti a elevata usura o a notevoli rischi di macchie in quanto la loro asportazione risulterà senz’altro più problematica. In particolare, i materiali con alto grado di assorbimento, come il cotto spagnolo o il cotto fatto a mano, sono quelli in cui una tale applicazione è senza ombra di dubbio sconsigliabile.

Sui pavimenti in cotto “fatto a mano” la finitura viene eseguita con le cere in pasta. Si tratta di emulsioni cremose, più o meno fluide, con rapporti variabili di cere sintetiche, paraffine, e cera d’api.

L’applicazione di una cera in pasta è abbastanza semplice: si esegue spalmando, con un pennello, piccole quantità di cera sulla pavimentazione, passando subito sopra con la monospazzola, senza lasciare eccesso di prodotto o porzioni di pavimento scoperte. Se la cera fosse un poco dura sarà sufficiente scaldarla su un termosifone o con un phon per renderla più fluida: una volta distribuita la cera su tutta la superficie, comincia la parte più noiosa del lavoro, cioè la lucidatura.

Per rendere la cera meno scalfbile, ma soprattutto brillante in controluce, è necessario lucidarla con la monospazzola, il che significa passare ripetutamente il pavimento, incrociando in tutte le direzioni, fino no a che non si avrà un film lucido e compatto che non si scalfisce più.

Per ottenere questo effetto si devono utilizzare gli appositi dischi di colore bianco, oppure un altro disco di setola naturale, che verrà usata solo per la lucidatura, ma soprattutto bisogna dotarsi di pazienza e perseveranza, perché questa fase, a volte, può essere anche molto lunga.

A questo punto il pavimento è pronto per il tocco finale, che verrà apportato proteggendo tutta la pavimentazione con una normale cera a base acqua autolucidante e autolivellante: è opportuno scegliere queste cere perché normalmente sono più resistenti al traffico di quelle in pasta, ma – soprattutto – sono facilmente applicabili.

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