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Ospiti poco conosciuti

Viaggiare allarga gli orizzonti, accorcia le distanze, permette nuove conoscenze, usi e costumi travalicano le barriere fisiche eccetera eccetera. A questo corredo di ampliamento culturale fa però contraltare anche una maggiore diffusione di eventi sgradevoli, patologie che una volta rimanevano confinate nei loro territori – in cui la natura aveva già messo in atto misure difensive adeguate – ora vanno a trovare fertile terreno anche in altri ambienti, che devono così imparare a difendersi, ed è un processo non sempre facile e indolore.

Questa facilità di scambi awiene anche per gli insetti fitofagi e il danno arrecato alle piante può essere, secondo i casi, più o meno significativo, tuttavia sempre si impone una conoscenza approfondita sia della biologia degli insetti, sia dei metodi da approntare per una difesa adeguata e tempestiva.

AMPIA VARIETA’

L’Hyphantria cunea negli anni dal 1994 al 1996 creò qualche problema (In Italia vi furono numerosi studi e in particolare vi fu l’impegno dell’Istituto fitosanitario obbligatorio di Reggio Emilia). Arrivò con le casse di legno di platano, contenenti armi, destinate alle basi americane: da li poi si diffuse, creando problemi poiché attaccava soprattutto il verde pubblico, alberature stradali e nei parchi.

Gli interventi presentavano difficoltà, per esempio quando si dovevano trattare alberi molto alti (come i platani) posti in vicinanza delle abitazioni, perché gli atomizzatori utilizzavano getti molto imponenti, e quindi era necessario utilizzare un prodotto che presentasse il minore numero di inconvenienti. Fu scelta per questo una varietà di B. Thuringiensis che però qualche inconveniente l’aveva: funzionava su larve piccole – e I’Hyphantria si pose a deporre uova in forma scalare -, perdeva molta della sua efficacia in caso di pioggia; era efficace solo per ingestione, perciò le foglie dovevano essere tutte uniformemente irrorate dal prodotto; aveva tempi operativi molto lunghi. Inoltre, il bacillo era sensibile ai raggi UV: per cui la lotta doveva svolgersi soltanto in orari precisi (dalle 3 di mattina fino alle 7 e 30 e poi dalle 21 alle 24).

Le larve di seconda generazione a fine agosto avevano mangiato e sufficienza e andavano a incrisalidarsi invadendo le proprietà private: ci si trovava così di fronte a larve grandi 2 cm, pelosissime (e immaginarsi la poca attrattiva che avevano!) che non si riusciva a combattere. Qualcosa di tardivo si poteva fare solo con i piretroidi, fatti per uccidere all’istante. E non era proprio la soluzione ideale. Poi, per fortuna, come era già accaduto in Giappone, si è sviluppato un controllo biologico, e I’Hyphantria ha iniziato ad ammalarsi, preda di parassiti e di uccelli che quando hanno capito che i peli non erano urticanti, se ne cibavano.

Già negli anni ’99-2000 era diminuita, ora ogni tanto ritorna, però non si presenta in forma tale da creare problemi massicci (a questo proposito citiamo in Italia gli studi del dottor Montermini). In questo caso, si sono utilizzate le trappole a feromoni per il monitoraggio, e quindi era possibile già approntare trattamenti.

Diverso è invece il caso della Metcalfa pruinosa, studiata approfonditamente perché presente in alcune zone in maniera massiccia, e in grado di arrecare danni – questa volta – all’agricoltura. Giovani e adulti si fissano sul retro delle foglie: succhiano linfa e come escrementi emettono acqua e zucchero, che cadono sulla superficie delle foglie sottostanti o della frutta che sta crescendo e su questa “vernice” si sviluppano dei funghi, le fumaggini, che rendono la frutta o incommerciabilizzabile o deprezzata, con conseguente danno economico.

Alla ricerca di parassiti specifici, negli USA fu trovato un imenottero, una microvespa, tuttavia gli interventi per combattere la Metcal fa pruinosa risultano difficili.

UN PARASSITA DELLE PALME

Parlando di insetti non autoctoni, Federico Guanzini, di Copyr, segnala un insetto che nelle nostre aree presenta interesse. Si tratta di un parassita delle palme: il Punteruolo rosso delle palme, Rhynchophorus ferrugineus importato insieme alle palme ornamentali, piante oggi molto diffuse, soprattutto al Sud (ma non solo), e che è in grado di causare danni imponenti.

Le larve, grosse come un pugno, si insinuano all’interno delle foglie, dentro il tronco, che è cavo e pieno di acqua e fibre, e quindi iniziano a cibarsi, a scapito della pianta, che viene letteralmente distrutta. La difficoltà nella lotta a questi insetti è la difficoltà di aggredirli efficacemente quando si trovano all’interno del tronco.

Due regioni – la Sicilia e la Campania – hanno decretato lo stop alle importazioni ma il problema rimane ed è imponente, e se si risolve attualmente con l’abbattimento della pianta, si cerca tuttavia un modo più completo di risolvere il problema, visto che esistono attrattivi a base di feromone specifico, utilizzati per il monitoraggio, e quindi si cerca di intervenire prima che gli insetti entrino nel tronco della palma. Non esistono prodotti specifici e autorizzati per la lotta al Rhynchophorus ferrugineus, però, in caso di infestazione, si può fare ricorso a procedure eccezionali che consentono – anche in tempi molto rapidi – di ottenere le debite autorizzazioni per utilizzare prodotti non specifici ma adatti.

Non solamente la Campania e la Sicilia hanno manifestato preoccupazioni, timori giungono anche dalla Liguria (a Sanremo c’è addirittura un centro studi e ricerche per le palme) e dal Parco di Monza, dove opera un centro frtosanitario molto efficiente.

IL NUOVO LEPIDOTTERO DEI GERANI

Problemi per balconi e terrazzi, se abbelliti da fioriture di gerani: la causa è il Cacyreus marshalli, lepidottero proveniente dall’Africa, in rapida diffusione in Italia, in grado di causare notevoli danni a queste piante. La sua rapida diffusione nel nostro Paese è dovuta alle condizioni ambientali favorevoli e alla totale assenza di antagonisti naturali, per cui l’insetto adulto svolge attività diurna in luoghi caldi e assolati, come balconi, terrazzi e davanzali senza allontanarsi troppo dalle piante nutrici. Depone uova singole da cui fuoriescono piccole larve bianche che penetrano i fusti dall’apice e vi scavano gallerie discendenti: le larve mature, di colore verde con bande dorso-laterali lilla, escono dai getti e si nutrono di foglie, fiori e apici vegetativi, creando danni simili a quelli di altri fitofagi.

Cacyreus marshalli compie in Italia 5-6 generazioni all’anno, generalmente sovrapposte, che alla fine della stagione lasciano le piante parzialmente rinsecchite, defogliate, spesso senza fiori e con i caratteristici fori d’uscita tondeggianti a livello degli internodi.

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