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Materiale del falegname: Martelli, chiodi e viti

Anche gli attrezzi più comuni devono essere di qualità e corrispondere alle specifiche esigenze di utilizzo. Il chiodare, l’avvitare e l’imbullonare sembrano operazioni facili, che invece richiedono pratica e particolare cautela.

Il martello

In commercio esistono un’infinità di martelli. In un laboratorio ben attrezzato ve ne sono due da meccanico (da 200 e da 500 g), due da falegname (da 100 e 300 g) e uno in legno o plastica. I mazzuoli di legno di faggio, o quelli con testa morbida di gomma, sono adatti per colpire scalpelli e sgorbie. Si usano anche nell’assemblaggio dei giunti per non correre il rischio di ammaccare i pezzi.

Il martello da meccanico si distingue da quello da falegname per l’inclinazione del battente: nel primo è perfettamente dritto (perpendicolare su entrambi i lati), mentre nel secondo è leggermente inclinato verso il manico. Quello da falegname presenta poi, al lato opposto del battente, una “penna” costituita da un’apposita biforcazione, che consente di estrarre i chiodi già piantati. Alcune operazioni di manutenzione sono indispensabili per disporre sempre di un martello efficiente.

Prima dell’uso controlla che il battente abbia una forma piatta e la penna non presenti deformazioni. Usa una mola ad acqua e una lima per restituire al martello il suo aspetto originale e pulisci la bava metallica con un tampone abrasivo.

COME IMPUGNARE CORRETTAMENTE IL MARTELLO

Impugna il martello in modo appropriato: afferralo all’estremità del manico e, tenendo il pollice nella parte superiore, colpisci con il battente in modo perpendicolare al chiodo. Il movimento di percussione interessa le articolazioni della spalla, del gomito e soprattutto del polso. Più che la forza, è importante la precisione.

Chiodi

La chiodatura deve essere limitata solo ai lavori rustici o come fissaggio di parti incollate, infatti i chiodi senza testa possono sostituire i morsetti. L’estetica della costruzione viene salvaguardata battendo i chiodi fino in fondo e stuccando i forellini superficiali. I chiodi vanno piantati ad almeno 7 cm dagli angoli e, per ridurre il rischio di fenditure, a una distanza di 10/15 cm uno dall’altro. Quando usi chiodi per tavole di spessore molto sottile, ricordati di spuntarli con qualche colpo di martello. Molto spesso, infatti, producono delle fessure.

I CHIODI PIANTATI ALLA TRADITORA

La tecnica più corretta e di maggiore tenuta per inserire dei chiodi nel legno è detta “alla traditora”. Indirizza il chiodo, con colpi ben calibrati del martello, in modo che penetri obliquamente rispetto al piano della superficie. Il verso di ciascun chiodo deve essere alternato per trattenere meglio gli spessori.

Pianta i chiodi lontano da eventuali nodi e nella parte chiara della venatura, detta “crescita di primavera”, perché è la più elastica e compatta.

Puntatrici

I punti metallici sono impiegati per bloccare le parti di un mobile in attesa che l’adesivo faccia presa. Vanno inseriti a meno di 1 cm dai bordi e a 2,5 cm dagli angoli. Per aumentare la resistenza, posizionali vicini. La puntatrice funziona grazie a una molla che scaglia punti metallici tallici a “U” quando premi la leva contro l’impugnatura.

Esistono modelli particolarmente pesanti in grado di inserire punti metallici lunghi 14 mm in materiali duri.

Viti

Costituiscono un valido sistema di assemblaggio per le costruzioni in legno. Si differenziano per lunghezza, diametro, tipo di filetto, forma, sagoma della testa e materiale con cui sono costruite. Sono in acciaio cromato, brunito, cadmiato, ramato o ottonato. In presenza di umidità è bene utilizzare viti di ottone, meglio se cromato.

Il filetto delle viti può essere a forma conica o cilindrica. Quelle da legno sono coniche e possiedono una parte liscia lunga circa un terzo della loro lunghezza totale. La parte liscia di una vite deve avere una lunghezza pari allo spessore dei pezzi da fissare. La filettatura tende a staccare i due pezzi anziché unirli.

Le normali viti da legno mon sono adatte per il truciolare. Esistono a questo scopo le viti Perker: sono filettate su tutta la superficie, a forma cilindrica e sempre in acciaio, per crearsi da sole il filetto. I margini attorno alla vite sono larghi e taglienti, difficilmente aprono fessure o crepe nel materiale in cui sono inserite.

Avvitare

Avvitare richiede attenzione, specialmente nella scelta e nell’uso del cacciavite: controlla che la lama sia in buono stato e corrisponda all’intaglio della vite. Impugna il cacciavite con una mano, mentre con l’altra guida la punta contro la vite. Il movimento deve essere morbido. Senza esercitare troppa pressione, gira il manico tenendoti sempre perpendicolare rispetto al piano.

Non inserire viti sulla faccia dei pannelli a meno di 2,5 cm dagli angoli, mentre inserisci quelle lungo i bordi ad almeno 7 cm. Lo spessore del pannello e la dimensione della vite influiscono su queste indicazioni: più sottile è il pannello, maggiori sono i rischi di provocare delle fessurazioni. Per non scheggiare il piano, prepara sempre la sede di una vite con un foro guida: il diametro, di regola, corrisponde all’85-95% del nocciolo della vite.

Dadi e bulloni

L’imbullonatura è un’unione solida, duratura e affidabile. Ricorri ai bulloni quando vuoi unire tavole pesanti e grosse o vuoi realizzare giunzioni tra materiali misti.

Imbullonatura senza sporgenza

I pezzi da unire sono sovrapposti. Fora con una punta da legno più larga della vite che intendi usare. Prepara la svasatura nella parte superiore del foro e, in quella inferiore della tavola, inserisci con il martello uno spezzone di spina lungo un centimetro. Punta il trapano nel pezzetto di spina e realizza, con una punta da cerniera per antine, lo scasso per ospitare dado e ranella. La vite deve essere lunga quanto lo spessore delle tavole da unire e con testa piana fresata.

Imbullonatura a testa scomparsa

Può essere effettuata anche tra materiali misti purché la testa della vite sia dalla parte del leqno. Esegui un primo foro con una punta da legno, del diametro della vite. Poi un secondo con cm punta da metallo calibrando la profondità: la sua forma conica realizza la svasatura per la testa della vite. Inserisci il bullone a testa piana fresata e chiudilo con dado e ranella. Copri il foro superiore con un perno di legno fissato con della colla. La copertura deve essere livellata e levigata (anche con del tampone abrasivo).

Unione con bulloni bombati

Le viti bombate sono chiamate anche “viti da carro” perché i carri, un tempo, venivano assemblati con questi bulloni. Sotto la testa hanno una zona quadrata che, conficcandosi nel legno, non permette loro di girare mentre si avvitano. L’unione è molto semplice: dopo la foratura inserisci il bullone e battilo con il martello affinché penetri perfettamente. Chiudi poi con dado e ranella quadrata all’estremità opposta. Se l’unione è tra legno e metallo puoi usare solo un dado di tipo autobloccante.

Imbullonatura di rinforzo

Per irrigidire un’unione d’angolo usa un triangolo di legno duro di rinforzo. Le dimensioni variano in relazione ai pezzi da consolidare. Pratica, lungo l’ipotenusa, due scassi per ospitare i dadi e le ranelle desiderate. Inserisci i bulloni e chiudili seguendo la tecnica più appropriata per l’armonia dell’insieme. Invece, per rendere solida una giunzione di testa, usa due rinforzi metallici. La lunghezza delle piastre è proporzionale al numero di bulloni da inserire. Deve essere superiore di almeno quattro volte i dentelli usati per l’incastro da irrobustire. Utilizza bulloni autobloccanti, senza rondelle, in modo da evitare spessori eccessivi.

Tasselli a espansione

Sono impiegati per realizzare solidi ancoraggi nell’assemblaggio dei mobili. Sono in plastica o in metallo. Quelli in plastica sono adatti per appendere quadri, pensili e piccoli oggetti d’arredo. Sulle pareti, prima di avvitarli, devi inserire il tassello nel foro e spingere la vite al suo interno. Vite e tassello devono avere lo stesso diametro per
consentire una buona espansione. I grossi tasselli a scomparsa, utilizzati per il montaggio delle mensole, devono essere inseriti perfettamente perpendicolari alla parete.

Pratica un foro guida con una punta più piccola e aiutati a mantenere la posizione con un blocco di legno precedentemente forato con il trapano a colonna. I tasselli provvisti di vite di regolazione consentono di correggere gli errori di posizionamento. La tenuta è subordinata al diametro, al materiale con cui sono composti e, soprattutto, al supporto in cui vanno inseriti (un tavolato sopporta un carico inferiore rispetto a un muro di mattoni pieni o di calcestruzzo). Effettua un foro ben calibrato per sfruttare appieno le qualità del tassello.

Tassello metallico a 4 alette

Adatto per unire pannelli di legno e truciolare. Una volta inserito nel foro si avvita con la brugola.

Tassello a farfalla

Le alette metalliche entrano nel foro piegate, e una molla le fa scattare per ancorarsi al supporto.

Tassello con ancoraggio a molla

È usato nelle pareti vuote e sopporta carichi pesanti. È costituito da una vite con due flange a molla che si aprono contro il retro della parete.

Tassello a rosetta

Quelli di gomma e il tipo a “rosetta” sono adatti su tamburati, pareti prefabbricate e truciolari.

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